Lea Barletti
Non avevo mai letto niente di Peter Handke. Si, da ragazzina mi era passato tra le mani La donna mancina: non ne conservo alcun ricordo. Poi, circa tre anni, fa ho visto in libreria La notte della Morava: l’ho preso, come spesso faccio, perché mi piaceva il titolo. Ho iniziato a leggerlo, e non potevo credere ai miei occhi, o meglio alla vastità di pensiero che si dispiegava dentro di me al ritmo della sua scrittura come al ritmo del camminare. (…) more
Come si è arrivati a Autodiffamazione
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Werner Waas
All’inizio c’era l’entusiasmo di Lea, sempre di nuovo quel suo entusiasmo! per La notte della Morava. E poi c’era quel suo pluriennale insistere, ossessivo, ininterrotto, perché tirassi fuori un testo, un progetto sul quale lavorare e scappare così dalle contingenze quotidiane e dal vuoto che ci stava per inghiottire. In fondo non avevamo più fatto nulla di veramente degno di nota dalla nostra Anarchia in Baviera due anni prima. Io non avevo voglia di fare niente, non avevo nessun’idea in grado di mettere in moto qualcosa (…) more
Das Lehrstück aus der Subjektive
Februar 2015, Villa Vigoni, ein Impulsreferat
Werner Waas
Liebe Seminarteilnehmer,
mein Vater war Lehrer. Meine Mutter auch. Ich habe ein Pädagogentrauma. Wenn ich eine Schule betrete, habe ich noch heute ein ungutes Gefühl. Wenn Brecht in seinem Text zur Theorie der Pädagogien vom „Nutzen für den Staat […] durch den werdenden Bürger“ spricht1, bekomme ich Gänsehaut. Die Universität habe ich nach der Zwischenprüfung abgebrochen, weil ich ein Sinnproblem hatte mit dem Gelehrten. Ja, und jetzt stehe ich da und soll meine Meinung zum Lehrstück sagen. (… )more
Parole Jelinek. Patria
Werner Waas
Cara E.,
mi chiedi di scrivere qualcosa sul concetto di Patria e sulle possibilità di rappresentazione. Ti ho detto che non ero sicuro che sarei riuscito a produrre un testo davvero pubblicabile ma che ci avrei provato, ed eccomi qua… Lascerò da parte per il momento E.J. e cercherò di partire dal concetto in questione. Patria-Vaterland dunque.
Qualche mese fa è morto mio padre. Sono stato con lui fino a quando il suo corpo non era freddo (quel corpo a termine, di cui tutti siamo provvisti e nel quale si vede più che in ogni altra cosa il passare del tempo. Corpo scandaloso, non sempre bello, ma allo stesso tempo sede di tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per scoprire il mondo). Ora mio padre non c’è più, se non nella mia memoria o nelle cose in cui io e i miei fratelli gli assomigliamo. Non ho scelto io di nascere suo figlio, né lui ha voluto proprio me, nel senso di quel me che sono diventato (anche se poi è stato orgoglioso di me). (…) more
Nachwort zu “L´Ora della Morte” di Herbert Achternbusch, Effigie Editore
Werner Waas
Caro Herbert,
è passato molto tempo dalla prima lettera che ti ho scritto, ma questa, che per il momento è anche l’ultima, è una lettera particolare, accompagna infatti l’uscita italiana del tuo libro L’Ora della Morte. Tutto sommato abbiamo aspettato solo 10 anni prima che arrivasse il momento.
La prima volta che ho sentito parlare di te avrò avuto a malapena 16 anni. Tu eri già piuttosto conosciuto allora, avevi realizzato qualche film, pubblicato dei libri fra i quali anche L’Ora della Morte, ma per noi ragazzi di paese eri ancora una scoperta. Dalle nostre parti non eri molto ben visto, avevi fama di chi sputa nel piatto in cui mangi, era difficile trovare libri tuoi lì dove eri cresciuto e dove io allora cercavo di trovare la mia strada, in Bassa Baviera.
Poter leggere il nome di un paese come Deggendorf, Hengersberg, o anche il tuo Breitenbach in un romanzo, a me allora era sembrato un miracolo, (…) more
Selbstbefragung zu Elfriede Jelinek in Italien
Werner Waas
Entschuldige die Frage, aber was hältst du von der Jelinek?
Persönlich kenne ich sie nicht. Aber in dem spärlichen Schriftwechsel via Mail, den wir hatten, erschien sie mir als eine sehr offene, freundliche und konkrete Person, die auch gerne etwas Abstand bewahrt. Ihre öffentliche Erscheinung hingegen, ihre Selbstinszenierung, hat etwas monströses: all diese eindrucksvollen Fotos mit diesen Frisuren und ausgefallenen Kleidern, dem Lippenstift und diesen Hintergründen. All das erscheint mir zwar auch als ein Kunstwerk, aber es interessiert mich weniger als ihre Texte, vor allem die Theatertexte. Ja, ihre öffentliche Figur und die zugehörige Rolle, die sie in der Kulturwelt spielt, haben mich lange Zeit in die Irre geführt und ich hätte mich ihrem Werk nie genähert, wenn nicht der Zufall mit ins Spiel gekommen wäre. Zu dominierend, zu mainstreamy erschien mir ihr Bild, eine Art kultureller Keule. (…) more