Barletti/Poetry & Novels

Il paesaggio

(dall’ incipit del primo racconto)

“ma il tuo dolore mi penetra fin nelle fibre più strette del mio corpo universale”

(A. Rosselli)

Se avessi immaginato di finire un giorno intrappolata in queste tre foto, e in tutte le altre che tu non hai scelto, non mi sarei mai fatta fotografare, mai. Oppure: oppure avrei fotografato tutto, in ogni istante: ogni volto, ogni oggetto, ogni luogo. Avrei tappezzato le pareti, tutte le pareti, di tutte le stanze, di tutte le case in cui ho vissuto, di foto, e in nessuna sarei comparsa io, solo tutto il resto, tutto quello che giorno dopo giorno componeva il mio paesaggio. Tutto avrebbe brillato, illuminato dal mio sguardo: una traccia, un dipanarsi di segni del mio passare, del mio essere parte di un paesaggio. (…)

Qui il link alla casa editrice:

https://musicaos.org/leabarletti/

Dalla postfazione di Carlo D’Amicis:

“Il ‘Libro dei dispersi e dei ritornati’ esplora le possibilità del reale a partire da un’azione, il guardare, che l’uomo ha messo a fondamento di ogni processo di conoscenza. Dalla caverna di Platone a ‘Cecità’ di Saramago, ogni discorso (o narrazione) intorno alla capacità di vedere è sempre stato funzionale al bisogno di sapere. Lea Barletti lo sa bene, e affronta questo viaggio di luce e di tenebra con la consapevolezza che ogni sguardo è debito”.

Dalla recensione di Geraldine Meyer (L’Ottavo, 20/6/2018):

(…) Non è un libro facile. Anzi. E non è neanche un libro innocuo. Anzi. In alcune pagine fa male, molto male. Perché questo libro è un forte, poetico e disperato tentativo di fare rivivere. Fare rivivere un’ipotesi, una possibilità, reale o immaginaria non ha nessuna importanza. Prendere la fotografia di uno sconosciuto e lasciare che essa interroghi e solleciti al punto da farsi elemento scatenante di un’invenzione è sicuramente un abuso ma, del resto, la letteratura migliore è un abuso che non può lasciare ostaggi vivi. L’umanità ritratta non va persa proprio perché qualcuno cerca di rimettere insieme i pezzi che, in quel ritratto, non sono entrati perché neanche esistono forse. Ma non per questo sono inesistenti. Altrimenti, se dovessimo rassegnarci a questo dovremmo anche rassegnarci a non “pregare i nostri morti”, come dice sempre D’Amicis nella postfazione. (…) https://www.lottavo.it/2018/06/cio-che-non-compare-in-una-fotografia/