L’ultima parola (Das letzte Wort) a Pescara il 21+22 Nov

L’ultimo nastro di Krapp” di S. Beckett

e

Finché il giorno non vi separi” di P. Handke

regia: Barletti/Waas

con Lea Barletti, Werner Waas

musiche originali eseguite dal vivo: Luca Canciello

scene e costumi: Ivan Bazak

aiuto regia: Paolo Costantini

una produzione Barletti/Waas, Fondazione TPE (Teatro Piemonte Europa), Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Florian Metateatro, TD-Berlin

con il sostegno di Goethe Institut Culture Moves Europe / CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Itz Berlin e.V.

Thomas Irmer -Theater der Zeit:[…] Questo Krapp ridotto all’osso e più inconsueto di sempre affascina sul suo piccolo trono-sedia fino all’ultimo momento […] Con „L’ultima parola“, la loro quinta messa in scena di testi di Handke, a Barletti/Waas è riuscita la più bella di tutte, poiché la più ricca di riferimenti […] https://tdz.de/artikel/d9fabd9e-36e3-4cb2-9280-05b1084ffccb

Maria Dolores Pesce – Sipario […] Quello messo in scena dai due, con l’importante ausilio della bella musica dal vivo di Luca Canciello, è uno spettacolo […] profondo, intenso e talora perturbante, creativamente enigmatico nel senso etimologico per cui l’enigma è la risposta stessa a noi affidata per essere svelata, è la verità nella sua forma più sincera e umana. […] https://www.sipario.it/recensioniprosau/item/16452-ultima-parola-l-regia-lea-barletti-e-werner-waas.html

Enrico Pastore – Paneacquaculture […] La donna sconosciuta è legata a Krapp, così come Krapp è avvinto a lei. Non possono lasciarsi. Lui la evoca, lei parla con il suo fantasma, con il manichino dei suoi vestiti abbandonato in scena sulla sedia. Uno non vive senza l’altra. Ordine e caos, improvvisazione e riproducibilità, in perpetuo dialogo. Forse, è questa la chiave di questa strana creatura scenica: come nelle dispute filosofiche tibetane, tesi e antitesi hanno la stessa consistenza del fumo. Bianco e nero sono uno l’eco dell’altro, e il loro dialogo consiste nel vicendevole trascolorare.[…] https://www.paneacquaculture.net/2025/05/27/lultima-parola-librida-creatura-di-barletti-waas/

Giovanni Luca Montanino – Sipario L’Ultima Parola è uno spettacolo di impatto, grazie al contributo determinante delle musiche originali (vere protagoniste), eseguite dal vivo da Luca Canciello, mentre le scenografie (semplici e sorprendenti) sono di Ivan Bazak. https://www.sipario.it/recensioniprosau/item/16729-ultima-parola-l-regia-barletti-waas.html

Davide Maria Azzarello – Modulaztioni temporali […] Anche le espressioni facciali [di Waas] sono emblematiche, ma decifrabili? Il personaggio riflette, quindi il personaggio/l’attore corruga la fronte e converge le pupille con fare parodico. Tagliente. Fa male ma non so perché. Forse perché non voglio essere come lui. Forse perché sono come lui. […]

[Barletti] poi prende una certa dimestichezza con lo spazio e lo domina dolcemente, attraversandolo, entrando e uscendo, come un respiro […] e sull’estrema destra un musicista accompagna e sostiene i concetti e le frasi con una serie di suoni e ritmi e accenni concavi, come ad accogliere la convessità del verbo. https://www.modulazionitemporali.it/la-risposta-di-handke-ai-nastri-di-krapp-lultima-parola-di-barletti-waas-conclude-la-stagione-del-teatro-astra-di-torino/

Luca Atzori – The ClerksWerner Waas apre lo spettacolo in perfetta linea con le indicazioni di Beckett, […] l’idea geniale qui, è quella di recitare ogni minima parola del testo, comprese le didascalie pantomimiche (tratto distintivo della scrittura teatrale di Beckett) che Werner Waas ha memorizzato tutte, riducendo al minimo le azioni fisiche, mantenendole comunque presenti.

Lea Barletti ha una presenza scenica raggiante […] mentre si muove per il palco con energia sabbatica accompagnata dalle musiche di Luca Canciello. Un’attrice e performer potente, che crea un effetto perturbante perché composita riesce al contempo a tirar fuori carica apocalittica, straniante nel suo apparire dapprima seduta con i piedi poggiati sul posto a sedere davanti, e poi prendere possesso di tutta la scena. Una pièce teatrale e anche musicale, che ricorda un cabaret alienato con echi dadaisti. https://theclerks.it/arte/lultima-parola-al-teatro-astra/

(Foto: Paolo Costantini)

Barletti/Waas, noti per i loro lavori intensi sui testi di Handke, mettono a confronto in una sorta di “duello” attraverso due testi dei grandi maestri Beckett e Handke, un personaggio (Krapp de L’ultimo nastro di Krapp) e una persona (la donna senza nome di Finché il giorno non vi separi).

La recitazione incontra la performance, il passato incontra il presente, l’arte di recitare incontra quella di improvvisare, una pausa artistica (artificiale?) incontra una pausa di riflessione (naturale?), la precisione di una partitura testuale incontra l’imprevedibilità di un’improvvisazione musicale. Un unico spettacolo per due testi diversi, due performance, due monologhi lontanissimi in tutto, che, giocati uno di seguito all’altro come in un dialogo (così Handke ha concepito il suo testo, ancora mai rappresentato in Italia: come un’eco, una risposta al famoso testo di Beckett), permettono un confronto su potere, sovranità narrativa, memoria e trasfigurazione fittizia, dove i confini tra realtà e rappresentazione si confondono.

Chi avrà l’ultima parola? Ma soprattutto: è davvero necessario che qualcuno ce l’abbia?

Note di regia

“Personaggio” vs “persona”, “recitazione” vs “performance”, “perfezione” vs “esplorazione”, “partitura” vs “improvvisazione”…

Il formidabile meccanismo ad orologeria, l’incredibile macchina celibe creata da Beckett e l’eco postdrammatica di Handke al testo di Beckett, portati a confronto diretto, mettono in dialogo due mondi: virtuosismo, negazione del mondo e controllo maniacale incontrano voglia di vivere, coraggio di sbagliare e appassionata indignazione. L’ego-shooter Krapp viene smontato poco a poco dalla sua “eco”. La donna senza nome che Krapp evoca ai margini della propria ossessiva riproduzione/ripetizione prende finalmente la parola nel testo di Handke, nel qui e ora che attori e spettatori condividono, portando alla luce e rivelando la rigidità degli schemi in cui tutti, e non solo Krapp, siamo intrappolati.

Abbiamo creato una messa in scena che, come un gioco di scatole cinesi, prima restringe e concentra l’attenzione attraverso l’estrema riduzione dei mezzi teatrali della prima piéce, per poi allargare e quasi “disfare” lo spazio della visone e dell’ascolto nella performance aperta all’improvvisazione vocale e musicale dei due performer, attrice e musicista, della seconda.

Attraverso due differenti modi dell’agire teatrale, si rendono così visibili conflitti di potere, narrazione e finzione. Come funziona una verità faccia a faccia con un’altra?

Come nasce un dialogo? Chi avrà l’ultima parola? L’attore di Beckett o la donna senza nome di Handke? Ed è davvero necessario che qualcuno abbia l’ultima parola?

Quale possibilità si nasconde in questa persona, che dopo aver ascoltato nell’ombra l’ennesima ripetizione di Krapp, prende finalmente la parola? È davvero la possibilità di una nuova narrazione della realtà o semplicemente il suo riverbero, la sua “eco”?

Il “piccolo dramma” di Handke è un capovolgimento della logica che governa il “gran teatro del mondo”, o semplicemente un altro punto di vista su quello stesso “gran teatro”? “Cuore” e “cambiare posizione”, in arabo, hanno la stessa radice, dirà la donna senza nome. Non è abbastanza, forse, ma è un inizio.


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