Parla, Clitemnestra!

un’eterna tragedia, in versi

Testo: Lea Barletti
con: Lea Barletti e Gabriele Benedetti
regia: Werner Waas
Produzione: Barletti/Waas
(con il sostegno di Florian Metateatro e Consorzio Altre Produzioni Indipendenti)
foto: Luciano Onza

link video: https://vimeo.com/manage/videos/722909335 (per la password contattateci dicendoci chi siete e perché desiderate vedere il video))

link critica: https://www.teatrionline.com/2022/05/parla-clitemnestra-di-compagnia-barletti-waas/

Sullo spettacolo:
Perché Clitemnestra? Perché scrivere e mettere in scena un testo ispirato a questo
personaggio in fondo “minore” della tragedia greca? Clitemnestra è uno dei tanti “danni
collaterali” della gloriosa Storia degli uomini, nello specifico la guerra di Troia, con i suoi
eroi (maschi) perdenti o vincenti che siano, le sue vittime sacrificali (donne, bambini) che
assurgono agli onori di quella stessa storia grazie al proprio sacrificio (Ifigenia, per
esempio). Clitemnestra non merita che le si intitoli una tragedia, una storia a sé.
Clitemnestra è nota prima come moglie fedifraga e assassina di Agamennone, poi in quanto
vittima del matricidio che il figlio Oreste compirà per vendicare la morte del padre. E la sua
storia? Non pervenuta.
Abbiamo dunque scelto di far parlare Clitemnestra. Intrappolata in un ruolo, in un nome, in
un personaggio, Clitemnestra cerca un’altra via, un’altra possibile rappresentazione di sé
stessa come parte della società, un’altra storia. Cerca di cambiare la narrazione del (e dal)
femminile. Il suo antagonista, Agamennone, è anche lui intrappolato in un ruolo, in un
nome, in un personaggio. Fin quando Clitemnestra e Agamennone non deporranno
definitivamente le maschere insite nei propri nomi, nessun dialogo sarà possibile: questa è
l’unica certezza cui, nel nostro spettacolo, attraverso un percorso pieno di dubbi e domande,
giungerà Clitemnestra. E Agamennone?
(Lea Barletti)


Questo spettacolo ha avuto una lunga gestazione prima di approdare alla sua forma attuale.
Quello che è sempre rimasto uguale è il testo e proprio dalla forma del testo, quasi più che
dal contenuto, deriva la radicale riduzione di mezzi scenici alla quale siamo arrivati. È un
testo in versi, in gran parte in rima baciata … non si scappa da una struttura del genere. Il
testo, la Storia, i ruoli sono già scritti, e noi ne siamo i testimoni. È nella reazione a qualcosa
che è già scritto, nello scarto fra ciò che si pensa e si sente e ciò che si pronuncia che si
articola il nostro spazio di libertà. Così è stato per duemila anni o più fra uomini e donne,
sempre gli stessi versi, così nella gestione del potere, sempre gli stessi schemi, le stesse
guerre, nell’utilizzo della religione, gli stessi stratagemmi. Ora noi siamo gli ultimi abitanti
di questo antico e terrificante edificio e abbiamo il dovere morale di fare uno scarto. In
questo scarto Clitemnestra ci guida attraverso un lento processo di presa di coscienza. Le
parole si scostano pian piano dal tracciato sempiterno, emergono a fatica dal buio della
storia. Gli spettatori, una parte dei quali è munita di piccole torce dal fascio strettissimo,
sceglie cosa vedere, scruta i dettagli, le minuscole reazioni dei corpi/statua dipinti di bianco
e partecipa in questo modo alla narrazione: è responsabile di quello che vede e di quello che
vedono gli altri. Questa è una storia di tutti, ognuno ne fa parte, nessuno è fuori. Ad un certo
punto poi si fa luce e ci troviamo nel presente, nello stesso spazio, senza più maschere né
altrove, senza eroi né profeti. Ci si guarda in faccia: è ora di cambiare.
(Werner Waas)