Ashes to Ashes

Testo/Text Lea Barletti; Attore/Spiel Werner Waas; Regia/Regie BarlettiWaas

Sound Design/Original Music Luca Canciello; Costume/Kostüm Jane Saks; Collaborazione/Mitarbeit Irene Mattioli;

Produzione/Produktion BarlettiWaas, Monologfestival TD mit Unterstützung des ItzBerlin e.V.

https://www.theaterdiscounter.de/stuecke/ashes-to-ashes

link video: https://vimeo.com/379036728

La terra è in fiamme. Il fuoco ci circonda. I nostri polmoni bruciano, e non è una metafora. Il fumo oscura il paesaggio, la vista, il cielo, e anche questa, non è una metafora.

Migliaia di ettari di foresta che diventano cenere. Un paesaggio lunare si sostituisce ai paesaggi che da sempre popolano e nutrono immaginazione e memoria: enormi aree incenerite e deserte al posto delle verdi distese della foresta amazzonica e dei boschi della Siberia. La cenere si posa anche sui ghiacci e le nevi dell’artico. Il paesaggio, fuori di noi cambia violentemente, la memoria del mondo va in fumo. Le immagini satellitari mostrano enormi zone rosse, lì dove il fuoco divora il mondo così come lo conoscevamo e ricordavamo e così come pensavamo che lo avrebbero conosciuto I nostri figli e I nostri nipoti. Ma loro, molto probabilmente, vedranno e conosceranno e ricorderanno un altro mondo, un altro paesaggio. E così, quello che brucia insieme alle foreste, è la memoria, e quindi il passato, e l’immaginazione e la speranza, e quindi il futuro.

Ashes to Ashes parla di un paesaggio interiore che va a fuoco insieme a quello esteriore. Parla di un disperato cercarsi in mezzo al fumo di un paesaggio che diventa deserto, dove passato e futuro si confondono e perdono.

Un clown bianco, un folle, un personaggio lunare di cui non sappiamo nulla e che non sa nulla, che non riconosce più il confine tra visione e realtà, tra passato, presente e futuro, tra dentro e fuori, tra il sé e l’altro. Una coscienza esplosa, un’anima in fiamme: un essere umano fatto di nulla, di fumo.

Die Erde steht in Flammen. Das Feuer umzingelt uns. Unsere Lungen brennen, und das ist keine Metapher. Der Rauch verdunkelt die Landschaft, die Sicht, den Himmel, und auch dies ist keine Metapher.

Tausende Hektar Wald werden zu Asche. Eine Mondwüste tritt an die Stelle jener Landschaften, die seit jeher unsere Vorstellungskraft und unsere Erinnerung bevölkern: riesige Areale liegen verwüstet in Asche, anstatt der grünen Weiten der Wälder des Amazonas und Sibiriens. Asche legt sich auch auf das Eis und den Schnee der Arktis. Die Landschaft außerhalb von uns verändert sich schnell, die Erinnerung der Welt löst sich in Rauch auf. Die Satellitenbilder zeigen riesige rote Flecken, dort, wo das Feuer die Welt auffrisst, die Welt, wie wir sie kannten und erinnerten, und wie wir dachten, dass auch unsere Kinder und Enkelkinder sie kennenlernen würden. Aber sie werden wahrscheinlich eine andere Welt kennenlernen und erinnern, eine andere Landschaft. Und so ist das, was mit diesen Wäldern verbrennt, auch unsere Erinnerung und mit ihr die Vergangenheit und die Vorstellungskraft und die Hoffnung und mit ihr die Zukunft.

Ashes to Ashes spricht von einer inneren Landschaft, die gemeinsam mit der Landschaft draußen in Flammen aufgeht. Es spricht von einem verzweifelten Sich-Suchen inmitten des Rauchs einer Landschaft, die zur Wüste wird, wo Vergangenheit und Zukunft ineinander fließen und sich in Rauch auflösen. Ein weißer Clown, ein Irrer, ein Mondwesen, von dem wir nichts weiter wissen und der nichts weiß, der die Grenze zwischen Vision und Wirklichkeit nicht erkennt, zwischen Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft, zwischen Innen und Außen, zwischen sich und dem Anderen. Ein explodiertes Bewußtsein, eine Seele in Flammen: ein menschliches Geschöpf, bestehend aus Nichts, aus Rauch.