di/von
Peter Handke
progetto e regia/Projekt und Regie
Lea Barletti / Werner Waas
con/mit
Lea Barletti, Werner Waas
Harald Wissler (Musica)
Durata 1h (senza intervallo)
(Tedesco-italiano con sovratitoli)
Distribuzione per l´Italia: PAV – Autodiffamazione
“Io non sono quello che sono stato. Non sono stato come avrei dovuto essere. Non sono diventato quel che sarei dovuto diventare. Non ho mantenuto quel che avrei dovuto mantenere.”
“Ich bin nicht, was ich gewesen bin. Ich bin nicht gewesen, wie ich hätte sein sollen. Ich bin nicht geworden, was ich hätte werden sollen. Ich habe nicht gehalten, was ich hätte halten sollen.”
(da “Autodiffamazione” di Peter Handke)
Stimmen / Hanno detto
“In der extremen Klarheit der Inszenierung kommt der Text wie ein Pfeil, wie ein Lotblei der Seele.”
“E nell’estremo rigore dell’allestimento, il testo arriva dunque come una freccia, come uno scandaglio dell’anima.”
Andrea Porcheddu www.linkiesta.it
“Ihr Blick berührt jede einzelne Person im Zuschauerraum, aber es ist kein Blick der forscht, sondern ein Blick der begegnet.”
“Il loro sguardo tocca ogni singola persona nel pubblico, ma non è uno sguardo che indaga, è uno sguardo che incontra.”
Ilenia Carrone www.doppiozero.com
“Eins jener Werke, die in uns über Stunden hinweg weiterleben und auch noch nach einem ganzen Arbeitstag einen starken Nachhall auszulösen vermögen.”
“…una di quelle opere che sopravvive per diverse ore, liberando forti risonanze anche a distanza di un’intera giornata di lavoro.”
Sergio Lo Gatto www.teatroecritica.net
“.. ein schonungsloses Entblättern menschlichen Tun und Handelns, das zwangläufig beim Zuschauer zur Selbstreflexion führt. Großartiges Theater…”
“…un mettere a nudo impietoso dell’agire e fare umano che porta lo spettatore a riflettere su se stesso. Teatro straordinario…”
Karsten Schaarschmidt Osttthueringer Zeitung www.otz.de
„Die Schauspieler schaffen es von Anfang an, Spannung zu schaffen, die bis zum Ende anhält. Der Text wird die Zuschauer so schnell nicht loslassen.“
„Fin dall’inizio gli attori riescono a creare una forte suspence, che dura fino alla fine. Il testo non abbandonerà gli spettatori tanto presto.“
Serafine Dinkel, Sueddeutsche Zeitung www.sueddeutsche.de
“ Ein sehr rigorose Inszenierung voll ungewohnter und harter Anziehungskraft (…) eine wirklich internationale Aufführung (…) mit zwei herausragenden Darstellern”
“… uno spettacolo di grande rigore e fascino inconsueto e severo (…) una messa in scena di un respiro autenticamente internazionale (…) due magistrali interpreti…”
Nicola Viesti, Hystrio 4/2016
Voci del pubblico / Publikumskommentare
Spettacolo di una bellezza lacerante. Da vedere assolutamente.
* * *
Uomini tra uomini.
Il teatro in essenza.
Nudo, esposto, forte e fragile, emozionante.
Essere spettatori e insieme protagonisti.
La vita, in sostanza.
La condizione umana.
Assolutamente da vedere.
* * *
La veritá non ha fronzoli o merletti, ha parole affilate e pungenti. ti guarda dritto negli occhi, lí , davanti a te…nuda. Come i due attori sul palco di questo spettacolo, estremamente veri.
Spettacolo imperdibile, raro esempio di un teatro umano, e recitazione sincera di Lea Barletti e Werner Waas.
* * *
Di più è impossibile! La recitazione, la messa in scena, il testo, tutto si è rivelato perfetto, divertente, commovente. Di quella commozione che ti prende quando ti rendi conto che stai assistendo a qualcosa di unico e raro, ed è raro veramente assistere a uno spettacolo così coinvolgente, di una bellezza lacerante (non posso che aderire a uno dei precedenti commenti). Grazie.
* * *
Da vedere e possibilmente rivedere.
Un Handke diretto e sincero interpretato da due attori/registi diretti e sinceri (oltreché bravissimi).
La nudità del corpo è nudità della parola, trattata con immediatezza e semplicità.
A tratti divertente, a tratti commovente, sempre denso e coinvolgente.
Nessun cerebralismo e nessuna sovrastruttura: solo il rigoroso essenziale.
Uno dei più veri Handke che io abbia mai visto.
***
„Un semplice gesto, allunga il braccio e afferra un bicchiere, due secondi. Rallenta e fallo durare 10 minuti pensando di vedere ogni singolo muscolo o tendine muoversi. Più o meno questo mi ha regalato questo splendore di coppia, Lea e Werner. Prendi coscienza della vita, un gesto semplice, con così tanta roba dentro, che non vedi se non ti fermi a guardarla. E loro, la vita, nuda lì, a guardare te….trafitto“
http://www.tipstheater.com/autodiffamazione-selbstbezichtigung)
Link zum Trailer/ link al trailer:
Zum Stück:
„Selbstbezichtigung/Autodiffamazione“ von Peter Handke ist die selbstbezichtigende und öffentliche Geste mittels derer Lea Barletti und Werner Waas sich zu Darstellern/Zeugen einer Bewusstwerdung machen, einer Erziehung des Herzens zum Wort: ein Spiel, das die Grenzen zwischen Zuschauern und Schauspielern zumindest für die Dauer einer einstündigen gemeinsamen Erfahrung aufhebt, indem es die allgemeine Verantwortung einer kollektive Geschichte akzeptiert. Dabei spielt das vollkommene Fehlen von erzählerischen Aktionen und das „Sich Ausstellen“ der Schauspieler als Stellvertreter der gesamten sich dort einfindenden Menschheit und ihr „Sich Zuschauen Lassen“ im Umgang mit einem Text, der allen irgendwie geläufig und etwas unheimlich vertraut vorkommt, eine große Rolle. Was durch diese Geste der Selbstbezichtigung zum Vorschein kommt, ist nicht so sher ein „Wir“, als vielmehr ein „Ich-Du“, ein „Ich-Alle“: was für einen Unterschied macht es schon ob man eine Aktion ausgeführt hat oder nicht, ob man „persönlich“ einen gewissen Satz ausgesprochen hat oder nicht, wenn auf jeden Fall jemand da war, der ihn ausgesprochen hat – mein Vater? Mein Bruder? Ein Freund? Ein Bekannter? Ein Bekannter eines Bekannten? – Wenn ich es nicht gewesen bin, hätte ich es doch sein können: es gibt einen Text aus dem die Welt gemacht ist, aus dessen Verantwortung man nicht entwischt. Durch dieses einfach “Spiel” mit einem Text erscheint unvermittelt all das, was unsere Gegenwart ausmacht: Die Isolation, die ständige Vergewaltigung des eigenen Innenraums, die Sehnsucht nach Nähe, die Unbeholfenheit im sprachlichen Ausdruck, die Schwierigkeiten beim Denken eines noch nicht gedachten Gedankens, der Skandal einer kollektiven Empfindung, die politische Ratlosigkeit, das Wunder der trotz allem überlebenden Empathie.
Selbstbezichtigung/Autodiffamazione ist ein Gegenmittel gegen Flüchtigkeiten, Oberflächlichkeiten, generelles Lärmempfinden. Es ist unserer Sehnsucht nach Konzentration, nach einem wirklichen Kontakt mit dem Publikum entsprungen und entfaltet eben wegen seiner authentischen Dringlichkeit und seinem Vertrauen auf die eigenen einfachen Mittel ein hohes Wirkungspotential. Genauigkeit und wirklicher Kontakt brauchen Zeit, ja vielleicht sogar Gemächlichkeit im Umgang mit der Welt, was ja schon fast wieder skandalös klingt. Zu diesem Skandal haben wir uns entschlossen.
Bewusst haben wir einen Text aus der Anfangsphase der Popkultur gewählt unter der heute alles begraben liegt. Dieser Text ist eine Tür, durch die man hinein und auch wieder hinausgehen kann. Ein Werkzeug für Bewegung.
Die Wahl der Zweisprachigkeit, mit den verschiedenen sprachlichen Gewändern der zwei Schauspieler, mit anderen Klängen, Lauten, Rhythmen, macht die Fremdheit im Text, die Sprache als Gewand und Gewohnheit, besonders gut sichtbar. Eine Sprache, die uns praktisch aufgezwungen, anerzogen wurde, die nie ausreicht und immer nur über die genaue Beschreibung, Umschreibung, oder eben Übersetzung, das eigentlich Sprachlose herauszuschälen versucht.
Das Stück zeigt was Sprache ist, sein kann und entfaltet somit jenes nicht sofort integrierbare, nicht kaschierende, wesentliche, agonistische und provokante Gedankenpotenzial, das die Gegenwart braucht.
Sullo spettacolo:“Selbstbezichtigung/Autodiffamazione“: il testo di Peter Handke è il gesto, autodiffamante e pubblico, attraverso cui Lea Barletti e Werner Waas si fanno attori/testimoni di una presa di coscienza, un’educazione sentimentale alla parola: un gioco che sospende, almeno per i sessanta minuti dell’esperienza comune, il confine fra spettatori e attori, accettando la comune responsabilità di una storia collettiva. Un ruolo decisivo gioca nello spettacolo (o rito?) la totale assenza di azioni narrative, l’esporsi degli attori come rappresentanti dell’umanità radunata per l’occasione, il loro lasciarsi guardare nel rapporto con il testo di Handke, che risulta in tal modo sorprendentemente e inquietantemente familiare a tutti. Quello che si manifesta attraverso il gesto dell’autodiffamazione non è tanto un “noi”, quanto un “io-tu”, un “io-tutti”: cosa importa infatti l’aver o meno compiuto “personalmente” una determinata azione, l’aver pronunciato “personalmente” una determinata frase quando c’è comunque qualcuno che lo ha fatto -mio padre? mio fratello? un amico? un conoscente? un conoscente di un conoscente?- Se non ero io, potevo però esserlo: esiste un testo di cui è fatto il mondo, alla cui responsabilità non si sfugge. Attraverso questo “semplice” gioco con un testo si manifesta con immediatezza tutto ciò che caratterizza il presente: l’isolamento, la continua violenza perpetrata sul proprio spazio interiore, il desiderio d’intimità, l’essere impacciati nell’uso della lingua, la difficoltà di un pensiero non già pensato, lo scandalo di un sentimento collettivo, il disorientamento politico, il miracolo dell’empatia che sopravive nonostante tutto.
Selbstbezichtigung/Autodiffamazione è un antidoto contro la superficialità, contro la sensazione di rumore diffuso. E’ uno spettacolo nato dal desiderio di concentrazione e di contatto reale con il pubblico, che sviluppa proprio in virtù della sua urgenza autentica e della sua fiducia nei propri mezzi, un alto grado di efficacia. Concentrazione e contatto reale necessitano di tempo, forse addirittura di lentezza nel rapporto con il mondo, il ché suona quasi scandaloso: questo è lo scandalo che abbiamo deciso di dare.
Abbiamo scelto un testo degli inizi della cultura Pop, sotto la quale oggi sta sepolta qualsiasi altra cosa, un testo che è una porta attraverso la quale si può entrare, ma anche di nuovo uscire: uno strumento per il movimento.
La scelta del bilinguismo, con l “habitus” linguistico diverso dei due attori, fatti di suoni, ritmi, tonalità e musicalità differenti, rende inoltre particolarmente visibile l’estraneità, la lingua come abito/abitudine, che ci viene fatta indossare quasi “per forza”, una lingua frutto dell’educazione, una lingua che non basta mai e che cerca, attraverso la descrizione minuziosa, attraverso parafrasi, o appunto attraverso una traduzione, di tirare fuori dal guscio l’essenza non dicibile.
Lo spettacolo mostra che cosa è la lingua, cosa può essere, producendo contemporaneamente un potenziale di pensiero non integrabile e non camuffante, ma essenziale e fecondo: qualcosa di cui il nostro presente ha bisogno.
Lea Barletti & Werner Waas
Links a critiche, articoli:
https://www.locacritica.com/2022
https://www.doppiozero.com/materiali/peter-handke-attacco-al-sistema
http://www.theaterkritiken.com/22-theaterbereich/pathos/1354-selbstbezichtigung
http://www.sueddeutsche.de/muenchen/ebersberg/moosach-fesselnde-beichte-1.3041837
http://www.kulturvision-aktuell.de/fesselndes-theaterexperiment-nach-peter-handke/
http://www.linkiesta.it/blogs/l-onesto-jago/l-amara-verita-dell-autodiffamazione-di-peter-handke
http://www.teatroecritica.net/2014/11/autodiffamazione-barlettiwaas-gelo-ragione/
http://www.doppiozero.com/materiali/scene/ritrovare-handke
http://www.scenecontemporanee.it/arti-performative/compagnia-barletti/waas-autodiffamazione-753
http://www.ilmitte.com/terribile-momento-autodiffamazione-teatro/
http://www.alfabeta2.it/2014/12/20/come-si-arrivati-autodiffamazione/
http://www.retididedalus.it/Archivi/2013/ottobre/PRIMO_PIANO/4_diario33.htm
http://www.alfabeta2.it/2014/12/20/non-avevo-mai-letto-niente-peter-handke/