Ein Artikel zur Arbeit von Barletti/Waas in Theater der Zeit 12/2022 (Un articolo su Barletti/Waas in Theater der Zeit)


Duettando con le lingue


La compagnia italo-tedesca Barletti/Waas e gli spettacoli bilingui di Peter Handke


Da quasi dieci anni, all’inizio dello Sprechstück (letteralmente: “pezzo parlato”) „Autodiffamazione“ del primo Peter Handke, entrano in scena nudi, incarnando così l’età infantile, innocente, ancora non ammaestrata da una lingua normativa. Poi si mettono dei vestiti neri, con i quali si materializzano questa donna e quest’uomo “formali”. Le frasi della loro confessione teatrale si fanno man mano più spietate, ma anche più assurde. Si viene creando un legame fra le due lingue, il tedesco e l’italiano, non solo nell’alternanza, ma proprio nel loro essere insieme, sia nel parlato che nella proiezione della lingua scritta. Ciò che ne risulta, come anche in altre produzioni del duo artistico, è una dinamica e una bellezza del tutto particolari.
Il duo italo-tedesco, da tempo anche coppia nella vita, ha trovato, da quando ha iniziato a girare fra l’Italia e la Germania con „Autodiffamazione“ – il debutto è stato nel 2013 a Roma – una precisa cifra stilistica per il proprio teatro. Un’intensità nell’ arte bilingue di recitare e nell’ uso sapiente della lingua, combinata con scenografie minime e con una vicinanza al pubblico che permette quasi di toccarsi, insieme a una presa in carico di testi della letteratura drammatica per i quali sentono l’urgenza impellente di portarli in scena. Nel solco di Handke seguono nel 2017 „Kaspar“ (anche questo portato in scena con due soli interpreti), nel 2021 l’opera monumentale „Attraverso i villaggi“ (insieme ad altri cinque attori/attrici scritturati) di cui curano entrambi la regia, e, per lo spazio pubblico, un altro Sprechstück, „Profezia“ (con un intero coro parlante, visto fra l’altro durante il Performing Arts Festival davanti al Rotes Rathaus, il municipio di Berlino)
Inoltre, testi di Herbert Achternbusch, Rainer Werner Fassbinder e Werner Schwab. Ultimamente una “Antigone“, raccontata, grazie a un’introduzione approfondita di tutto l’antefatto e dei vari spin off, in modo che poi si riesca a comprendere a fondo lo spettacolo, presentato nella traduzione anticheggiante di Hölderlin e nella traduzione moderna in lingua italiana di Fabrizio Sinisi. Come scenografia, soltanto un pannello sul quale Lea Barletti disegna, man mano che la spiegazione di Waas procede, pittogrammi e frecce che illustrano lo schema ramificato della storia, più due piccole colonne portanti due maschere arcaiche nelle quali sono nascoste delle casse per il sound di Luca Canciello.
Lo spettacolo può essere rappresentato, come ultimamente anche a Berlino, in forma di teatro da appartamento, ma funziona anche nei festival o, come spesso in Italia, può essere inserito nella stagione dei teatri senza grossi cambiamenti. A Berlino Barletti/Waas vengono programmati di solito dal Theaterdiscounter dove hanno appena presentato una retrospettiva con tre testi di Handke.
Barletti, nata nel 1967, proviene dalla scena off italiana e, oltre alla sua carriera di performer, scrive anche lei stessa testi teatrali. A Lecce, in Puglia, ha contribuito insieme al suo partner a dare vita ad un centro culturale multidisciplinare. Waas, nato nel 1963, è cresciuto nella Bassa Baviera, cosa che si può intuire facilmente dalla parlantina di questo figlio di insegnanti, con trauma pedagogico da lui stesso diagnosticato. Dagli anni 80 lavora in Italia, da dove tornava a più riprese anche in Germania, così ad esempio nel 2011 come “Fatzer” in una coproduzione fra la Volksbühne di Berlino e il Teatro Stabile di Torino.
Soltanto nel lavoro comune di Barletti e Waas si è però sviluppata quella commistione artistica delle loro lingue madri che oggi rappresenta il loro profilo estetico. Il pubblico non deve conoscere entrambe le lingue e può lo stesso sperimentare con godimento e profitto il loro essere in relazione. Soprattutto nei testi del primo Handke, che tematizzano il dominio della lingua stessa, risulta una dimensione linguistico-musicale fra un italiano femminile e un tedesco maschile – una percezione che viene naturalmente contrappuntata continuamente dagli stessi testi. Lo si può già intuire nel duplice titolo “Selbstbezichtigung/Autodiffamazione” – per poi percepire e comprendere la messa in scena con tutti i sensi a disposizione. Una forma molto particolare e intima di teatro internazionale.
(Thomas Irmer)

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